I Vini Laziali

vino-4055555

Di seguito qualche notizia sui vini Laziali con una particolare attenzione al “vino de li castelli”

…me lo ha detto il vin, e il vin non erra…

Con questa citazione di Emilio Praga parliamo del vino.
Il termine “vino” prende origine dalla parola sanscrita vena (amare) da cui derivano anche i termini Venus e Venere. La scoperta, datata circa 5100. a.C. fu puramente casuale; solo successivamente, con gli Egizi, si ebbero le prime e proprie piantagioni di viti, e poi con l’Impero Romano, si ebbe una diffusione del vino in tutta la società, abbandonando lo status di bevanda elitaria.

Le prime normative riguardo la produzione, la conservazione e la classificazione del vino, risalgono però ai primi del novecento, e furono introdotti dalla Francia del primo dopoguerra.

Il Vino Rosso

Il vino rosso si presenta all’aspetto di colore rosso in varie tonalità (dal porpora al rubino fino al granato e all’aranciato), è generalmente caratterizzato da un’ampia varietà di profumi (fiori, frutta, confettura, erbe, spezie) e da una più o meno elevata sensazione di morbidezza, corposità e tannicità.
Va consumato ad una temperatura di servizio compresa fra 14°C e 20°C.

Di seguito sono riportati alcuni tra i vini rossi laziali più famosi ediffusi, classificati per tipologia, e con rispettive gradazioni alcoliche.

Castelli Romani Rosso: 11%
Cesanese di Olevano Romano: 12%
Circeo Sangiovese: 11,5%
Colli della Sabina rosso: 11%
Colli Etruschi Viterbo rosso: 10%
Genazzano rosso frizzante: 11%

I Vini DOC dei Castelli Romani

La zona dei Castelli Romani è sicuramente una delle aree protette italiane a maggior vocazione vitivinicola: bianchi, rosati e rossi, nelle tipologie secco, amabile, frizzante e novello (solo per il rosso).

Le denominazioni sono numerose e in parte si sovrappongono, in parte si escludono.

I vitigni consentiti sono la malvasia di Candia e puntinata, il trebbiano e altri sino a un massimo del 30% per i bianchi.

Per i rossi e i rosati sono leciti cesanese, merlot, montepulciano, nero buono e sangiovese.

Nei comuni di Frascati, Grottaferrata, Monteporzio Catone e parte di Montecompatri si ha la denominazione Frascati Bianco, che si ottiene da vitigni malvasia di Candia e trebbiano toscano, più altri consentiti sino a un massimo del 30%.

Nel territorio del comune di Marino e parte di quelli di Roma e Castel Gandolfo si ha la denominazione Marino, riservata ai bianchi ottenuti con malvasia di Candia, localmente detta malvasia rossa, trebbiano e malvasia del Lazio, localmente detta puntinata.

Nel territorio dei comuni di Ariccia, Albano e parte di Pomezia, Ardea, Castel Gandolfo e Lanuvio si ha la denominazione Colli Albani per bianchi ottenuti da malvasia di Candia, trebbiano e malvasia del Lazio.

Infine nel territorio di Colonna, Montecompatri, Zagarolo e Roccapriora si ha la Doc Montecompatri-Colonna per bianchi ottenuti da malvasia di Candia, trebbiano e in misura minore da bellone e bonvino.

Le  produzioni Doc, soprattutto dei bianchi, sono numerose e tutte abbastanza famose e, a queste si affiancano numerosi vini da tavola o vini Lazio Doc, che magari utilizzano altri vitigni, per lo più internazionali o innovativi.

E’ difficile tracciare un quadro che in qualche modo riesca a caratterizzare questa produzione anche perchè in larga parte si tratta di una vitivinicoltura di grandi masse e grandi rese in vigna.

Per molte di queste denominazioni la dicitura “Superiore” è consentita semplicemente per i vini imbottigliati e tappati con il sughero; la pratica del vino sfuso è ancora dominante.

Ma anche in quest’area alcune aziende fanno vini di grande qualità, altre di eccellenza: la situazione climatica e la particolare composizione di questi terreni vulcanici lo consente.

Questo territorio ha tutte le carte in regola per diventare una delle aree emergenti della nuova vitivinicoltura italiana.

Similar Posts